
Gemma, la moglie di Dante. Quando le mogli non passano alla Storia!
Si parla tanto di Dante, ma qualcuno si è mai domandato chi era sua moglie e quante ne ha dovute sentire a proposito di Beatrice?!
La moglie di Dante è una figura poco conosciuta, rimasta sempre nell’ombra, della quale anzi si è spesso ignorata l’esistenza perché completamente offuscata dalla presenza abbacinante e ingombrante della splendida Beatrice. Siccome gli esempi di perfezione spesso risultano antipatici e il Sommo Poeta è riuscito a renderla tale Beatrice ai nostri occhi, pur se in tutta la sua divina bellezza e ineffabilità, vorrei scoprire qualcosa di più di sua moglie, la sua legittima consorte, colei che lo ha sopportato per tanti anni con il suo carattere non facile (schivo e animoso) e la sua fissazione per Beatrice.
A vent’anni Dante sposa Gemma Donati, sua coetanea, e da lei avrà tre figli (il primogenito Giovanni è controverso): due maschi, Pietro e Iacopo che saranno i primi commentatori della Divina Commedia, e una femmina, Antonia, che si farà monaca a Ravenna con il nome di suor Beatrice.
Nessun amor c’ha nullo amato
Il matrimonio naturalmente non era stato d’amore perché i due erano stati promessi dalle famiglie sin da quando erano due giovani adolescenti e l’unione era stata più un sodalizio d’affari. Quella di lei era una nobile casata che apportava lustro agli Alighieri. Fu stipulato un vero e proprio atto di instrumentum dotis, nel 1277, davanti a un notaio.
Possiamo immaginarci che lei si sia rassegnata a rimanere accanto al marito e soprattutto si sia dedicata a fare la madre. Secondo alcuni è possibile che non andassero molto d’accordo, Dante non parla mai di lei. Boccaccio sostiene che i due sposi, una volta cominciato il peregrinare del poeta, non si sono più riuniti, in una specie di separazione di fatto.
Gemma, la moglie di Dante: anzi vedova
Si ritorna a parlare di Gemma dopo la morte di Dante, quando la donna si rivolge alle autorità fiorentine per reclamare la parte della sua dote originaria dai beni confiscati al marito. Si era trasferita a vivere dal borgo di San Martino del Vescovo in quello di San Benedetto dove finirà i suoi giorni.
Sulla data della sua scomparsa non si hanno notizie certe se non che in un atto notarile del 9 gennaio 1343 il figlio Iacopo si dichiara suo erede.
Ne rimane il ritratto di una donna di grande dignità, che di certo aveva meno desiderio di protagonismo del suo consorte e sicuramente fortunata ad avere una nobile famiglia alle spalle.
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Fonti:
Roberto Carnero, Giuseppe Iannaccone, Al cuore della letteratura – Dalle origini al Trecento, Treccani
Andrea Mazzucchi, La moglie: Gemma Donati, a cura di Amedeo Quondam e Italo Pantani, Internet Culturale.
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